A 40 anni dal più celebre rock festival di tutti i tempi nasce l'idea del progetto "Woodstock Band" che non è propriamente una tribute band, ma un gruppo di musicisti uniti dallo stesso desiderio di rendere omaggio agli artisti che parteciparono allo storico evento e che più hanno influenzato il loro stile. La scelta dei brani dell'interminabile scaletta dello storico evento è così selezionata e subordinata al gusto e capacità interpretative dei front man and woman, Francesca De Fazi e Claudio Maffei, una fusione di stili da Crosby, Stills & Nash a Janis Joplin, Jimi Hendrix, Joe Cocker, Jefferson Airplaine, The Who, The Band, Sly & The Family Stone, Creedence Clearwater Revival, Santana...che pure trovano la loro origine nella libertà di spirito e sperimentazione della loro epoca. Tra il susseguirsi dei brani saranno raccontati degli aneddoti riguardanti quegli incredibili giorni dell'agosto del 69, per comunicare in poche parole e molto feeling la magia scaturita dal più celebre evento di pace e comunione di tutti gli anni 60. "Pensavamo d’essere tutti singoli hippie dispersi", ricorda David Crosby. "Quando arrivammo là, cambiammo idea di colpo. dal nostro elicottero vedevamo la NY State Thruway bloccata per una trentina di chilometri e una folla gigantesca di almeno mezzo milione di persone: la mente vacillava. Non era mai accaduto prima, pareva quasi che dal nulla fosse emersa una terra aliena". Nel fine settimana di Ferragosto 1969, circa 400.000 persone provenienti da tutta America arrivarono alla fattoria di 240 ettari di Max Yasgur. A Berthel, nello stato di NY, per la tre giorni di concerti nota come Woodstock Music and art Fair. Lunedì 18 agosto tornarono a disperdersi per tutta America dopo aver assistito a concerti leggendari di, solo per fare qualche nome, Who, Santana, Janis Joplin, Creedence Clearwater Revival, Joe Cocker, Sy and the Family Stone, Jimi Hendrix e, appena alla loro seconda esibizione dal vivo, Crosby, Stills, Nash & Young. "Era una scena febbrile, e tutti noi spingevamo sull'acceleratore" dice Crosby. "Alle nostre spalle c'erano artisti e gruppi come Hendrix SATFS, e noi volevamo a tutti i costi fare bella figura con loro, Per me, il massimo fu l'esecuzione di un pezzo tanto complesso come "Suite: Judy Blue Eyes" nella sua interezza, e senza rovinarla. Fu uno sballo, uno spasso e un momento di pura bellezza". Nonostante i ritardi, il pericolo di scariche elettriche ed una diffusa anarchia nel retroscena, Woodstock produsse la magia definitiva degli anni 60: trasformare un completo caos e tonnellate di pioggia e fango nel più grande festival rock di sempre nell'esperimento più celebre riuscito di pace e comunione di tutti gli anni 60. "Fu incredibile", disse Carlos Santana. "Non potrò mai scordare il suono della musica che rimbalzava contro un muro di corpi". Joe Cocker portò R&B inglese fino in cielo con una versione di "With a Little Help from my Frieds" dei Beatles, ed Hendrix la mattina del lunedì mandò a casa i superstiti con una versione stravolta dell'inno americano. Come dice il presentatore Wavy Gravy: "Tutto il mondo ci stava guardando, e per noi fu l'occasione di mostrare come potevano andare le cose se fossimo stati noi a comandare". (dallo speciale n°1 del Rolling Stone Magazine, I 50 momenti che hanno fatto la storia del R&R). Info: www.FrancescaDeFazi.it - www.ClaudioMaffei.net – gdomusica@thecentre.it
domenica 15 marzo 2009
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